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Fondazione Italia Civica 1: Siamo portavoci della colletività italiana in Venezuela!

Da ricordare: Lo scorso 14 marzo 2019 siamo stati in visita a Ugo Di Martino, nel suo ufficio a Caracas. Lui attualmente svolge la carica di Presidente del COMITES Caracas e Inter-COMITES in Vzla ma, in questo momento, ci siamo rivolti a lui per parlare sulla situazione in Venezuela, in particolare, sui fatti che tanto danno fanno ai connazionali italiani in Venezuela ma anche per le difficoltà che si ritrova chi prende la decisione di rimpatriare (risiedere in Italia). Per chi rimane in Venezuela, il suo messaggio è chiaro: Gli italiani in Vzla dobbiamo essere uniti, appoggiando la libertà e la democrazia. Ringraziamo la sua disposizione per attenderci.

Carla Ardizzone, Ugo Di Martino e Giuseppe Gino

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Leggere anche l'intervista fatta da ASKANEWS:
  • Ugo Di Martino è il presidente del Comites (Comitato italiani all'estero) di Caracas, in Venezuela... La situazione nel Paese sudamericano dove vivono molti italiani, racconta Di Martino, "è molto difficile" ed è molto complicata la situazione della collettività italiana. "Il governo italiano ci stia vicino, la comunità italo-venezuelana ha dato molto all'Italia, ora abbiamo bisogno che il governo ci sia vicino, e che si sia tutti attenti e presenti".
  • La situazione sul campo, spiega il presidente del Comites "è quella che avete vista, ormai il problema è internazionale. Ci sono due posizioni molto definite, quella di Nicolas Maduro, quella di Juan Guaidò, con i militari a favore di Maduro ma che per ora non forzano le cose. Attualmente siamo quindi in una situazione di stallo e di silenzio. È un momento molto delicato, molto imprevedibile".
  • Una situazione difficile per il Paese in generale e per la collettività italiana in particolare. "Noi, tutti noi italiani in Venezuela o italo-venezuelani, siamo in un momento complicato e molto di quel che abbiamo fatto e conquistato sinora è come se non valesse più niente. Ci siamo tutti impoveriti. La verità è che per quanto riguarda la nostra collettività molti sono andati via. Il problema più serio è per i professionisti che non trovano più lavoro. Questo il nostro governo lo deve sapere. È in atto una nuova emigrazione di italiani dal Venezuela. I più vanno in Spagna, favoriti anche dalla lingua. Alcuni negli Stati Uniti, altri nei paesi dell'America latina. Ma voglio dire, alcuni provano anche a tornare in Italia, però non è facile. I comuni italiani non sono disposti ad accettare questi connazionali. È vero alcuni sono italo-venezuelani, cioè non hanno tecnicamente la cittadinanza italiana ma sono italiani o figli di italiani per sangue, e questo va considerato. Bisogna favorirli. Altri restano, invece,per esempio i pensionati, sono circa cinque-seimila. Loro vanno avanti con quei 180 euro di pensione che bene o male gli consentono di sopravvivere. E poi ci siamo tutti noi che siamo restati, e proviamo a resistere, a farcela. Ma stiamo soffrendo, ci siamo impoveriti".
  • Un problema a parte è la burocrazia. Di Martino sottolinea che per fortuna dei medicinali sono arrivati dall'Italia "ma i consolati non sono ancora pronti a distribuirli in modo efficace. La burocrazia pesa moltissimo e nei consolati, devo dirlo, c'è troppa burocrazia. Sottolineo anche come il sistema appuntamenti dei consolati non funziona e il mio appello è: bisogna aprirle le porte dei consolati, snellire le procedure". Per fortuna ci sono i canali paralleli per far arrivare le medicine in Venezuela, usati dalle onlus ed enti come la Regione Abruzzo.
  • Di Martino quindi si rivolge a governo italiano. L'Italia deve essere vicina al Venezuela e agli italiani in Venezuela. "Non solo perché nel paese ci sono l'Eni, altre multinazionali nostre, eccetera ma perché la comunità italo-venezuelana ha dato molto e può ancora dare molto all'Italia e ora abbiamo bisogno che il nostro Paese d'origine ci sia vicino. Lo ripeto è una situazione delicatissima, bisogna essere tutti attenti e presenti".
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La Fondazione come tale non rapporta attività con formalità da gennaio 2020. Adesso siamo attivisti. Pace!

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